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alcune note di ctm su organizzazioni transnazionali e fair trade.

Lettera aperta di Ctm altromercato sull’inclusione delle grandi compagnie transnazionali nel settore del fair trade

9 maggio 2006

Alla Direzione di Fairtrade Labelling Organisation (FLO)
Al Consiglio Direttivo dell’International Fair Trade
Association (IFAT)
Al Consiglio Direttivo del Network of European World
Shops (NEWS)
Al Consiglio Direttivo dell’Assemblea Generale Italiana
Commercio Equo e Solidale (AGICES)
Al Consiglio Direttivo della Federazione Europea del
Commercio Equo (EFTA)
Al CdA di Fairtrade-Transfair Italia
Ai soci del Consorzio Ctm altromercato
Verona, 18/10/2005
e p.c.:
A tutte le Botteghe del Mondo italiane
Agli operatori dei mezzi di informazione
LORO INDIRIZZI

Oggetto: lettera aperta sull’inclusione delle grandi compagnie transnazionali nel settore del fair
trade

Il presente documento è per condividere alcune considerazioni in merito all’inclusione di grandi
compagnie transnazionali (c.d. TNC) nel circuito del commercio equo e solidale (fair trade). La
riflessione ovviamente prende la mossa dalla recente “vicenda Nestlè” (il lancio di una linea
certificata di caffè equo e solidale nel Regno Unito), ampiamente ripresa dalla stampa nazionale e
internazionale, che sta scatenando in tutto il mondo una spontanea reazione di protesta da parte di
organizzazioni di commercio equo e solidale, volontari, consumatori consapevoli, attori della
società civile.
Questa protesta nella maggior parte dei casi si focalizza sul fatto che Nestlè è al centro di
un’azione di boicottaggio a livello internazionale. Anche l’organismo che gestisce il marchio di
certificazione in Italia (il consorzio Transfair-Fairtrade) ha utilizzato questo argomento in una nota
ufficiale con la quale ha “preso le distanze” dalla decisione degli omologhi inglesi.
Pur condividendo appieno questa preoccupazione, riteniamo necessario chiarire che il problema
non si riduce a un giudizio sul profilo etico della TNC di turno (og1/2

IMPRESE MULTINAZIONALI (TNC)
E COMMERCIO EQUO E SOLIDALE:
NOTE DA CTM ALTROMERCATO
Ctm altromercato ritiene che l’eventuale inclusione delle Transnazionali (TNC) nel Fair Trade
non possa essere considerata come una questione tecnica, limitata a verificare l’adeguatezza di
standard e criteri, in quanto riguarda sia le premesse che gli obiettivi del Fair Trade. Chiediamo
quindi che Flo non decida unilateralmente su questa importante questione.
Alla luce degli attuali documenti e discussione, Ctm altromercato esprime dissenso sull’entrata
delle TNC nel Fair Trade, e ritiene che tale operazione non deve essere facilitata solo in
funzione dei potenziali fatturati aggiuntivi. Le ragioni connesse all’aumento di accesso al
mercato di prodotti/produttori Fair Trade, e la possibilità di relazionarsi ad importanti attori del
commercio internazionale non ci sembrano motivi validi in assoluto, e comportano gravi rischi
per l’intero movimento. Rimane centrale per il Fair Trade l’ampliare il mercato principalmente
per i piccoli produttori: tale prospettiva non ha esaurito le sue potenzialità.
Il Commercio Equo e Solidale deve certamente interessarsi ad un’evoluzione positiva del ruolo e
dei comportamenti delle imprese transnazionali, ed all’espansione nel mercato di prodotti
realizzati in condizioni eque: ma non ad ogni costo, ed avendo una chiara strategia per il futuro.
Le TNC hanno il loro naturale spazio di sviluppo positivo nella Responsabilità Sociale di Impresa
(RSI), responsabilizzandosi rispetto ai criteri della RSI nell’insieme delle proprie attività (e non
solo in alcune produzioni/piantagioni). A partire dal rispettare le convenzioni internazionali
dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), pagando salari adeguati a livelli di vita
degni, rinunciando alla massimizzazione dei profitti utilizzando le opportunità del mercato
globale. Nessuna TNC deve entrare nel commercio equo senza aver prima dimostrato di aver
raggiunto in modo stabile e verificato tale livello, o laddove vi siano cause in corso per
violazione dei diritti dei lavoratori o dell’ambiente. Ma laddove ciò accadesse, i lavoratori di tali
imprese non potrebbero essere considerati come “svantaggiati o marginalizzati”, non risultando
quindi il principale riferimento del Fair Trade. Occorre quindi tenere in considerazione il
riferimento centrale del Commercio Equo: i piccoli produttori. Nessuna TNC deve entrare nel
Fair Trade senza essersi compromessa nel lavorare/acquistare una parte significativa della
produzione complessiva da piccoli produttori già attivi nel Fair Trade, e senza aver predisposto
un piano pluriennale di progressivo incremento di vendite Fair Trade.gi Nestlè), ma investe lo stesso
concetto di commercio equo e solidale, ovvero il modello economico sotteso a questa definizione.

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