"Acquadolce"
 

Obbedienza civile

8 febbraio 2012

Con la vittoria del 2° quesito referendario del 12 giugno 2011 è stata abrogata la norma che prevede la “remunerazione del capitale”, pari al 7% del capitale investito. Tale cifra, indicata nei piani d’ambito, è calcolata sulla base degli investimenti realizzati e di quelli previsti nell’anno solare di riferimento. Essa incide sulle bollette per una percentuale che oscilla, a seconda del Piano d’Ambito e del Piano degli Investimenti in esso contenuto, fra il 10% e il 25%, variando da un anno all’altro. Il referendum è stato proposto per far valere un principio chiaro: nella gestione dell’acqua non si devono fare profitti. E la risposta dei cittadini (95,8% a favore della cancellazione del profitto) non può lasciare alcun dubbio sull’opinione, praticamente unanime, del popolo italiano. L’effetto di quel voto è scritto molto chiaramente nella sentenza di ammissibilità del 2° quesito referendario (26/2011), nella quale La Corte costituzionale afferma che “la normativa residua è immediatamente applicabile” e “non presenta elementi di contraddittorietà”. Con la pubblicazione, in data 20 luglio 2011, del Decreto del Presidente della Repubblica n. 116 è stata sancita ufficialmente e formalmente l’abrogazione, con effetto dal 21 luglio 2011, della norma che consentiva ai gestori di caricare nelle bollette anche la componente della “remunerazione del capitale investito”. Oggi, a distanza di alcuni mesi tutti i gestori del servizio idrico italiano hanno ignorato con pretestuose argomentazioni l’esito referendario. Può essere accettato che alcuni possano disapplicare leggi che non piacciono loro? Può essere accettato che un istituto di rango Costituzionale come il referendum abrogativo, elemento fondamentale del nostro sistema democratico, possa essere ignorato e umiliato (ignorando e umiliando un intero popolo) in modo così plateale? Secondo noi non può essere accettato. Per questo chiediamo a tutti i cittadini italiani utenti del servizio idrico di aderire alla campagna di “obbedienza civile”.

In cosa consiste la campagna di “obbedienza civile”

La campagna di “obbedienza civile” è semplice; essa consiste nel pagare le bollette dell’acqua applicando una riduzione pari alla componente di costo della “remunerazione del capitale investito”, chiedendo contestualmente il rimborso della relativa quota per le fatture pagate a partire dal 21 luglio 2011. La campagna è stata chiamata di “obbedienza civile” perché in realtà non si tratta di “disobbedire” ad una legge ingiusta, ma più semplicemente di avere comportamenti del tutto conformi alle vigenti leggi, così come modificate dagli esiti referendari. Lo scopo principale della campagna di “obbedienza civile” è ovvio: ottenere l’applicazione di quello che è inequivocabilmente scaturito dai referendum, con il voto di 27 milioni di italiani: fuori il profitto dall’acqua. Con la mobilitazione attiva dei cittadini ci proponiamo di attivare una forma diretta di democrazia dal basso, auto-organizzata, consapevole e indisponibile a piegare la testa davanti ai diktat dei poteri forti di turno. In sostanza ci proponiamo anche di provare a dare una risposta all’evidente crisi della democrazia rappresentativa dei partiti, ormai diventata impermeabile non solo alle istanze della società, ma persino ai formali esiti di consultazioni codificate nella nostra carta Costituzionale, come appunto i referendum abrogativi.

Come si attua la la campagna di "obbedienza civile"

Gli utenti che intendono aderire alla campagna di “obbedienza civile” devono, anzitutto, far pervenire al gestore e all’ATO competente una “dichiarazione/reclamo” (si veda allegato 2). In tale “dichiarazione/reclamo” gli utenti informano che provvederanno a decurtare le bollette del servizio idrico della componente “remunerazione capitale investito” e contestualmente richiedono il rimborso della percentuale eventualmente già versata per i periodi successivi al 20 luglio 2011. Così facendo avranno “tutte le carte in regola” per pagare la bolletta in forma ridotta (sottraendo il costo della remunerazione). Il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua (tramite i Comitati territoriali locali) ha inoltre già inviato a diverse AATO (Autorità di Ambito Territoriale Ottimale) d’Italia e per copia conoscenza ai relativi Sindaci la diffida ad applicare con tempestività l’esito del referendum abrogativo del 12 e 13 giugno che ha espunto dalla tariffa del s.i.i. la remunerazione del capitale investito. Quindi non possono nemmeno dire che non erano stati avvertiti: dal 21 luglio a oggi sono passati circa 6 o più mesi.

Le possibili reazioni dei Gestori

Anzitutto va riaffermato che non si tratta di “disobbedire” ad una legge ingiusta, ma solo di pretendere l’applicazione di una Sentenza della Corte Costituzionale (26/2011) e dell’esito referendario (DpR 116/2011). Da qui il nome di “obbedienza civile”. In questo contesto è davvero difficile immaginare che coloro che aderiscono alla campagna possano correre dei veri e propri “rischi”. E’ invece verosimile che la mobilitazione di centinaia di migliaia, forse addirittura di milioni di cittadini, pieghi, prima o poi, i gestori e le ATO e le induca finalmente a rispettare il dettato normativo. Del resto questo è esattamente l’obiettivo della campagna. Andranno comunque esaminate le reazioni dei gestori e le relative risposte che i comitati dovranno mettere in atto. C’è la possibilità che i gestori, considerando morosi gli utenti per la parte della bolletta autoridotta, tentino un recupero del credito. Tuttavia, appare altamente improbabile che essi adottino atti drastici nei confronti degli utenti (intimazioni, decreti ingiuntivi, slacci di contatori): tale comportamento potrebbe però rivelarsi controproducente per i gestori stessi, esponendoli a dei contenziosi con esito quasi sicuramente perdente per loro e con conseguenti danni, forse addirittura irreparabili, per la loro azienda. Inoltre va considerato che la campagna di obbedienza civile riguarderà una moltitudine di utenti e, anche volendo, un’azione di forte contrasto da parte dei gestori sarebbe semplicemente impossibile. In ogni caso, per fare fronte a ogni evenienza il Forum dei Movimenti per l’Acqua ha attivato una collaborazione stabile con uno studio legale, al quale verrà richiesto di preparare delle risposte “generali” alle reazioni che i gestori via via metteranno in campo, sulla base delle quali i comitati potranno impostare le azioni locali, con l’aiuto dei propri legali. Un approfondimento sugli aspetti giuridici e sulle possibili azioni da mettere in campo è contenuto nell’allegato 3.

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