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Attenzione alla missione ONU in Libano

4 settembre 2006

Attenzione alla missione ONU in Libano

La notizia

Il Governo italiano si è assunto la responsabilità di inviare truppe sotto l’egida dell’ONU in Libano. Si pensa addirittura di affidare il comando generale all’Italia. Non a caso tale proposta è stata avanzata dal Governo israeliano, non certo perché siamo belli, bravi e simpatici, ma evidentemente c’è qualche altro interesse dietro le belle parole di facciata (dubbio legittimo per chi è abituato a “leggere” i fatti in termini di causa ed effetto, in termini di “analisi marxista”, modus cogitandi non in voga neanche tra i più sospettosi ed insinuanti “sinistrorsi”), visto che le altre nazioni europee non si stanno sperticando per mandare i loro soldatini color “blu ONU”: la Francia a deciso all’ultimo momento, ma sappiamo che ha molti interessi “storici” in Libano, la Germania non ci pensa nemmeno, visto che ha venduto pochi giorni fa due sommergibili ad armamento nucleare a Israele, la Grecia ha detto no, la Spagna vuole vedere le regole d’ingaggio precise, ecc..

Il fatto

Quello di cui non si parla, neanche tra i rappresentati della cosiddetta “sinistra radicale” (ministri sottosegretari ecc. di PRC, Verdi, PDCI) e che pretenderebbe una seria riflessione, è la Legge n. 94/2005.
Il 16 giugno 2003 il Governo Berlusconi ha stipulato un accordo d’intesa con il Governo israeliano, per la cooperazione nel settore militare e della difesa. Il 17 maggio 2005 quest’accordo diventa legge dello Stato, appunto la Legge n. 94 del 17 maggio 2005, approvata da Camera e Senato della Repubblica italiana con il voto determinante del gruppo Democratici di sinistra- ULIVO. Tale legge istituzionalizza la cooperazione tra i ministri della difesa e le forze armate dei due paesi (Italia e Israele) e prevede, tra l’altro:

1) importazione, esportazione e transito di materiale militare;

2) organizzazione delle Forze Armate;

3) addestramento e formazione di personale militare;

4) contatti costanti tra ministri della Difesa e comandanti in capo delle forze armate dei due paesi.

Nel marzo 2005 la Marina militare italiana ha guidato la flotta che ha svolto nel Mar Rosso la prima esercitazione congiunta NATO-Israele. A giugno 2005 la marina militare israeliane ha partecipato con quella Italiana ad un’esercitazione nel Golfo di Taranto. Nel maggio 2006 l’Aeronautica militare israeliana ha partecipato con caccia bombardieri F-15 all’esercitazione dell’Aeronautica militare italiana “SPRING FLAG 2006” svoltasi in Sardegna dall’8 al 27 maggio (un mese dopo gli stessi F-15 israeliani attaccano il Libano).
Oltre a queste attività, la Legge 94/2005 prevede la cooperazione nella ricerca, sviluppo e produzione di tecnologia militare tramite lo scambio di dati tecnici, informazioni, software. Da notare inoltre che il disegno di legge fu presentato dai Ministri delle Difesa e degli Esteri di concerto col Ministro dell’Università e della Ricerca. Nel febbraio 2006, infatti, la ministra Moratti approvò un finanziamento di 10,2 milioni di euro per 31 progetti di ricerca congiunta tra enti israeliani ed enti italiani (CNR, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Università di Milano, Roma, Bologna, Torino ed altre) in cui non è specificato se per scopi civili o militari. Non finisce qui, la legge prevede ancora che la cooperazione militare con Israele è soggetta all’”accordo sulla sicurezza”, cioè sottoposto a segreto militare. Ah, dimenticavo! I due istituti di ricerca israeliani previsti in quest’accordo di cooperazione con quelli italiani sono: l’Istituto Weizmann, principale centro di ricerca che ha permesso a Israele di costruire e mantenere il suo arsenale nucleare, il Technion, istituto di ricerca che lavora sulle armi ad “energia diretta” (bombe a microonde) che Israele ha quasi certamente usato a Gaza e in Libano.
In perfetto sincronismo istituzionale, anche la Regione Lazio e la Provincia di Milano, i cui presidenti sono stati eletti dall’UNIONE, hanno firmato accordi cooperazione per progetti di ricerca con enti israeliani. In particolare, il progetto della Regione Lazio firmato a Roma l’11 luglio 2006 (due giorni prima dell’attacco israeliano al Libano), prevede la cooperazione nel settore spaziale ed elettronico (le cui applicazioni militari sono palesi). E per finire, un po’ di gossip: durante la visita, tra maggio e giugno 2006, in Israele, la delegazione italiana guidata dal presidente Filippo Penati (DS), ha visitato l’Istituto Weizmann, padre della bomba atomica israeliana.

Azione politica dal basso

Urge un controllo politico “dal basso” per fare pressioni sui parlamentari che abbiamo votato (se continuano di questo passo sarà l’ultima volta) per saperne di più lanciando un appello e chiamando in causa i rappresentanti della sinistra radicale di Nettuno (segretari, coordinatori ecc.) che si sono molto prodigati per cercare di acquisire voti durante l’ultima campagna elettorale nel campo delle associazioni ecc. ed invitando gli elettori “consapevoli” ha “presentare il conto”.
La domanda è questa: come può un Governo (di centrosinistra) mandare una forza di interposizione tra due fazioni in guerra con la caratteristica di essere al di sopra delle parti, quando lo stesso Governo è sbilanciato da una parte? Quali garanzie ci sono che l’esercito italiano in missione ONU si comporti in modo paritario nei confronti di Israele e del Libano, se esiste un accordo militare con Israele e magari le stesse bombe che hanno distrutto il Libano facendo più di 1000 morti sono state costruite o sono frutto della ricerca di Istituti italiani? Rispondete -passo!

Garanzie minime per una missione di pace fatta “manu militari”

Per essere considerata una missione di “non guerra” la spedizione in Libano dovrebbe avere almeno le seguenti condizioni:

1) la forza d’interposizione ONU sia schierata effettivamente sul confine tra Libano ed Israele e non sul territorio di uno dei due stati;

2) il Comando generale delle forze ONU sia lasciato sempre nelle mani dell’ONU e non passato ad altri, come è successo in Afganistan dove il comando è passato agli USA;

3) siano sospesi tutti gli accordi di cooperazione militare tra Italia e Israele;

4) i fondi stanziati per la missione non devono essere presi da altre voci di bilancio, come stato sociale e pensioni;

5) si intervenga anche in Palestina e si imponga a Israele il rispetto delle risoluzioni ONU: fine dell’occupazione, abbattimento del muro in Cisgiordania, ripristino dei confini stabiliti nel 1967;

6) rilascio da parte di Israele delle mappe dei siti bombardati con bombe all’uranio impoverito per esercitare la bonifica in condizioni di sicurezza per il personale miliare e civile e non come in Kosovo e nell’ex Jugoslavia dove l’intervento dei militari italiani è avvenuto senza nessuna garanzia di sicurezza causando contaminazioni, malattie e la morte di molti giovani senza nessuno riconoscimento di responsabilità da parte dello Stato.

Solo in questo modo possiamo tentare di ripristinare un minimo di legalità internazionale e trasmettere quel pizzico di fiducia a non pensare che tutto questo sia l’ennesima presa per il c......
Non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza equità e solidarietà!

Coscienza politica e coerenza comportamentale

Dobbiamo raggiungere un compromesso anche sulla vita delle persone, oltre al resto, pur di mantenere in piedi un Governo solo per la paura di Berlusconi? Quanto costerà questa “ripicca” e che cosa produrrà nel futuro? E’ capace il Centrosinistra a mettersi d’accordo almeno sui principi fondamentali, sul problema della guerra, della vita, della morte, principi metapolitici che investono la sfera del diritto all’esistenza e che dovrebbero unire in unico abbraccio cattolici e non cattolici, religiosi e laici, credenti, atei e agnostici? Ebbene, è mia personale e modesta opinione che se questa maggioranza di Governo non è capace di difendere questi principi base, diventa ostaggio del berlusconismo comunque, tanto vale che se ne vada a casa.
Chi non è in grado di garantire almeno l’esistenza e la dignità delle persone non può governare!
Basta con i giochi strategico-politici!
Chi ha un minimo di potere almeno per provare ad alleviare sofferenze estreme altrui e non denuncia le contraddizioni della “Ragion di Stato”, allora è complice dei guerrafondai, degli sfruttatori e dei criminali e va trattato come tale, a prescindere dalla bandiera di appartenenza.
Chi ha la responsabilità politica di un partito, di un gruppo, ecc. quindi “personaggio pubblico”, ha anche la responsabilità morale di un comportamento solidale almeno con la “specie” di appartenenza, se non altro per “istinto di conservazione”. Se necessario, torniamo alla vecchia formula “ il personale è politico” se non conosciamo un’altra via.

Fiorenzo Testa

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