"Acquadolce"
 

L’esempio viene dal basso

21 luglio 2008

Il caffè Tatawelo del Commercio Equo e Solidale, veicolo di sostegno dell’organizzazione zapatista delle comunità indigene.
Jorge Santiago spiega l’agroecologia applicata alle organizzazioni dei produttori del Chiapas come pilastro dell’economia alternativa allo sviluppo capitalista.

La Cooperativa Ssit Lequill Lum, nata nel 2003, per la commercializzazione del caffè, ma anche di frutta, verdura e artigianato, conta 1150 soci, appartenenti a 49 comunità dei municipi Ruben Jaramillo, Akabalna, La Paz, Benito Juarez e La Dignidad.

Fino a pochi anni fa ogni produttore scendeva al mercato per cercare il miglio acquirente e s’indebitava prima ancora del raccolto, adesso gli oltre mille produttori organizzati gestiscono la lavorazione del caffè e la spedizione fino al porto, dove interveniene il Comercio Equo e Solidale – spiega Francesca Minerva dell’Associazione Tatawelo – In Italia le organizzazioni che importano direttamente nel circuito del commercio equo, mandano una parte delle vendite, nel nostro caso 10 centesimi per ogni pacchetto venduto, questo permette di sostenere i costi dei corsi di formazione che la cooperativa sta portando avanti con il DESMI(*) sull’agroecologia e la gestione della cooperativa. E provoca un miglioramento generale perché, al di là del surplus delle vendite, che può arrivare da parte nostra, le cooperative zapatiste devolvono il 10% delle entrate del caffè alle Giunte del Buon Governo. Un contributo essenziale, visto che gli zapatisti non hanno altre entrate. Quel 10% finanzia le scuole e gli ambulatori.

Nella agricoltura chiapaneca si è imposto da tempo il modello veicolato dalla “rivoluzione verde” con tanto di fertilizzanti e uso massiccio di prodotti chimici.Queste pratiche hanno generato un impoverimento della terra” – spiega Jorge Santiago(**)“Con il DESMI cerchiamo di cambiare queste abitudini. La situazione è diseguale, a seconda delle zone del Chipas. Negli Altos de Chiapas i contadini non sanno più fare ameno delle sostanze chimiche, altrove non è così, ma la terra è ugualmente impoverita a causa della coltivazione incessante. Con l’aumento della popolazione è stata abbandonata l’usanza maya di far riposare la terra per tr o quattro anni. In quelle aree è più facile iniziare un percorso agro-ecologico attraverso l’apprendimento dell’uso del fertilizzante organico, della costruzione di barriere contro l’erosione: è il caso del nord del Chiapas, dove si produce il caffè Tatawelo”.” L’agro-ecologico” – aggiunge Santiago - “ fatica a farsi strada perché richiede più giorni di lavoro nel campo e uno sforzo maggiore delle persone, più che4 delle macchine o delle sostanze chimiche. Mentre il Governo incentiva l’uso di prodotti chimici, gli zapatisti hanno fatto ritorno all’agricoltura ancestrale e dell’agroecologia un nodo importante, anche concettualmente: si tratta di costruire una forma economica alternativa che non rientri nel parametro dello sviluppo del capitalismo,e una forma di produzione che non sia basata sulla competenza e lo sfruttamento delle risorse. Insomma un lavoro collettivo che porti benefici alla comunità in armonia con le risorse, le conoscenze e la cultura indigena. In dieci anni le condizioni di vita sono migliorate ma la situazione è lontana dall’essere risolta. D’altronde, non si tratta solo del destino di un produttore di caffè o di un contadino, ma di un popolo e di una relazione politica. Le cose devono migliorare anche in termini di struttura sociale e politica”.

Note

(*) DESMI: (Desarrollo economico y social de los mexicanos indigenas), associazione indigena impegnata nell’economia solidale e aiuta le comunità che scelgono l’agroecologia.

(**) Jorge Santiago collaboratore dell’ex vescoo di San Cristobal de Las Casas, Smuel Ruiz, fondatore della prima associazione in Chiapas a sostegno dell’organizzazione del popoli indigeni

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