6 maggio 2010
Inervento di Fiorenzo Testa, fondatore e responsabile dell’’Associazione Acquadolce, portavoce del Comitato Acquapubblica Anzio-Nettuno, all’Assemblea cittadina organizzata giovedì 6 maggio 2010, dalle ore 18,00 presso la Sala Consiliare del Comune di Nettuno
Premessa: esempi di ripubblicizzazione dell’acqua
Noi ci troviamo qui a discutere di un problema antico ma prima di passare alla spiegazione delle nostre richieste vorrei fare qualche esempio di come si sono comportati altri Comuni rispetto alla privatizzazione del sistema idrico integrato.
Nel 1990 il sindaco socialista di un paesino della provincia francese, Neufchateau, non vide alcun inconveniente a delegare la gestione delle risorse idriche della sua città a una società privata. Era stato eletto l’anno prima ad amministrare di questa graziosa cittadina di 8.500 abitanti.
A Neufchateau la gestione del settore idrico fu dunque affidata a una società privata, la Ceo (Compagnie de l’Eau et de l’Ozone), filiale della Veolia, (stesso socio privato di Acqualatina). Tutto era incominciato bene, dal momento che il contratto era stato firmato per quindici anni. Ma ben presto le cose hanno incominciato a non andare per il verso giusto. Già nel 1992 il sindaco Drapier ha dovuto constatare un aumento della tariffa senza riuscire ad avere una spiegazione dal gestore privato. Il sindaco decide di ricorrere a un consulente indipendente per uno studio sui costi del servizio idrico. E si rivolge a un esperto, già manager della Lyonnaise des Eaux.
Dalla sua analisi risulta che l’acqua avrebbe dovuto costare due euro e 90 centesimi al metro cubo, mentre la compagnia aveva disinvoltamente fatturato 3,65 euro.
Il sindaco Drapier incomincia allora a prendere seriamente in considerazione l’idea di tornare alla gestione pubblica. Ma la compagnia reagisce con pressioni crescenti di ogni tipo fino a proporre di partecipare a un convegno a Madrid, tutto spesato per due persone, al che si è sentito insultato. Dopo le elezioni amministrative del 2001, il comune ha dunque deciso la rescissione del contratto e il passaggio a una nuova gestione. Il vice-sindaco e presidente del Consiglio d’amministrazione dell’Ente pubblico di gestione costituito ex novo spiega che. «Dal 2001 l’ente di gestione ha stanziato un milione e mezzo di euro per una serie di lavori. I fondi provengono dagli utili già realizzati, e sono ora reinvestiti nel settore delle risorse idriche.
Non solo: è stata anche avviata la costruzione di una nuova centrale di depurazione, che dovrebbe entrare in funzione alla fine del 2005».
Nello stesso tempo, grazie al contenimento delle perdite di rete, i consumi hanno potuto essere ridotti del 22%. Ma l’aspetto più convincente è quello dei prezzi. Sulla base di un consumo annuo di 120 m3, la tariffa, che nel 2000 era di 3,09 euro al m3, è scesa nel 2004 a 2,92 euro. Nessuno più parla di privato per la gestione dell’acqua, anzi sembra già una storia dimenticata.
Si direbbe che il sindaco di Neufchateau abbia rotto un tabù: quello dell’impossibilità di liberarsi dalle grinfie delle multinazionali dell’acqua.
Questa vicenda ci fa notare anche l’ambiguità della posizione in cui si trovano molti politici locali come in Francia così in Italia. Ai loro occhi, la gestione idrica è una faccenda tanto complessa e rischiosa che è meglio metterla nelle mani di professionisti. Come se nel pubblico non fossero mai esistiti professionisti all’altezza del compito. «Oltre tutto, le compagnie hanno creato rapporti particolari con gli enti locali», «Rapporti che vanno dalla sponsorizzazione della squadra di calcio fino alla corruzione, Infine, gli amministratori locali sono posti sempre più di fronte a un’opinione pubblica che esige di essere messa al corrente di tutto in materia di tariffe e di qualità dell’acqua.
Per non parlare di una città come Parigi in cui l’acquedotto è tornato a essere un servizio municipale. Una decisione controcorrente? A ben vedere la municipalità parigina si rivela in linea con una tendenza globale, che riprende dati raccolti da un osservatorio specializzato: il Water remunicipalisation tracker («Segnalatore della ri-municipalizzazione dell’acqua»), divisione dell’Osservatorio sull’Europa delle corporations (Ceo) e dell’Istituto transnazionale di Amsterdam, ha compilato una lunga lista di città grandi e piccole, dall’Africa all’America latina alla Francia stessa, che hanno deciso negli ultimi anni di tornare alla gestione pubblica dell’acqua e servizi correlati (acquedotti e fognature).
La posizione del governo Italiano e purtroppo di alcuni esponenti del centrosinistra, va in controtendenza radicale rispetto alle più avanzate e responsabili tendenze globali volte a riconoscere l’acqua come un bene comune, non sottoponibile alla logica del mercato, meritevole di protezione giuridica anche nell’interesse delle generazioni future.
Per esempio, invece, la recente Costituzione Ecuadoregna, una delle carte costituzionali più avanzate e sensibili alle esigenze ecologiche del pianeta, nata com’è dalla resistenza nei confronti dello scempio ambientali operato dal colosso texano Chevron, riconosce l’acqua come bene comune addirittura nel suo primo articolo.
In secondo luogo, poi esiste la posizione di chi (e purtroppo nel Pd ce ne sono tanti anche fra gli «intellettuali ed economisti d’area») che sostengono la percorribilità di una via che declama la proprietà pubblica dell’acqua come bene, ma ne sostiene la privatizzazione come servizio. Questa foglia di fico, copre per esempio la recente astensione del sindaco di Torino Sergio Chiamparino nella risoluzione del Consiglio Comunale che si è espresso (a larga maggioranza) contro la mercificazione dell’acqua. Così argomentando non si tiene conto dell’ovvietà (peraltro da più parti dimostrata) che nel caso di beni a valore aggiunto estremamente basso come l’acqua la gestione è molto più importante del titolo di proprietà per definirne i caratteri pubblici o privati.
Si è soliti affermare che ormai il settore dei servizi pubblici locali risulterebbe liberalizzato con l’obbligo, per gli Enti Locali, di ricorrere esclusivamente alla messa a gara dei servizi quale unica forma possibile di gestione degli stessi. Spesso, per giustificare questo orientamento si richiamano presunti obblighi in tal senso introdotti dalla normativa comunitaria. Niente di più falso.
Per quanto concerne l’individuazione dell’Azienda Speciale, o comunque di Enti di diritto pubblico, quali strumenti per l’attuazione del modello giuridico dell’”in house”, si rammenta che in nessun documento comunitario si afferma che tale modello debba essere realizzato mediante lo strumento giuridico della società di capitali.
ACQUALATINA STORY
E veniamo ai fatti di casa nostra. La privatizzazione dei servizi in provincia di Latina (e nel comune di Nettuno) ha avuto uno strano percorso fatto di una girandola di società e interessi che fanno capo a pochi (ben individuabili) decisori finali e ai loro referenti politici. La vicenda Acqualatina S.p.A. ha inizio (nella definizione societaria attuale) il 27/05/2000 con l’approvazione da parte della Conferenza dei Sindaci dell’ATO 4 della regione Lazio, del bando di gara per la selezione del socio privato nella costituenda società per la gestione del servizio idrico integrato ai sensi della legge 36/94 (legge Galli) e della legge della Regione Lazio n.6/96. L’ente appaltante (in questo caso la Provincia di Latina, sceglie i componenti della commissione con nomina diretta dovendosi per legge assegnare la presidenza della stessa al responsabile amministrativo del settore della stessa Amministrazione appaltante. La commissione definisce i criteri per l’assegnazione dei punteggi alle varie offerte. Alla seduta fiume che ne segue, la commissione decide a maggioranza di approvare la graduatoria che vede vincente il raggruppamento capeggiato dalla Sociaetà Generale des Eaux, poi incorporata in Vivendi Water e infine in Veolia Environmental. Si crea una spaccatura all’interno della commissione poiché l’allora il presidente esprime il proprio voto contrario, sollecitando la revisione delle conclusioni a cui erano pervenuti gli altri commissari.
Perché avviene questa spaccatura? Non bisogna essere degli scienziati per capire che anche nel caso di Aacqualatina, è stato applicato il cosiddetto “sistema Milano” o “Progetto Milano”: un accordo segreto tra i principali operatori del settore per vincere a rotazione gli appalti. Cioè siamo due imprese concorrenti per lo stesso appalto in più ATO ci presentiamo insieme nell’ATO X e nell’ATO Y, presentiamo un’offerta nelle due gare, solo che io la presento sbagliata nell’ATO Y e tu la presenti sbagliata nell’ATO X in modo tale che tu prendi l’appalto nell’ATO Y ed io nell’ATO X.
A seguito di tale spaccatura, vengono acquisiti due pareri dell’Avvocatura della Provincia, che si concludono con la richiesta del rinnovo delle procedure. La conferenza dei sindaci approva infine la graduatoria a maggioranza, anche se tale decisione avrebbe dovuto essere di carattere tecnico e non politico. In effetti vi furono alterazioni nella valutazione poichè in base ai parametri indicati l’offerta migliore era quella della società Severn Trent Water, risultata seconda.
Viene quindi istituito l’Ufficio di Presidenza dell’ATO (Istituzione non richiesta da nessuna normativa), nel quale, dove insieme al sindaco di Latina troviamo anche quelli di Vallecorsa, Nettuno, Cori, Cisterna, Aprilia, Terracina, Norma, Roccasecca dei Volsci, Castelforte e Ventotene.
Fin dall’inizio si riscontrano anomalie gestionali, ad esempio per il malfunzionamento di un depuratore si affida l’incarico per risolvere il problema al “primo che capita a tiro” che guarda caso appartiene alla schiera dei soliti noti. E’ così che vengono appaltati lavori di straordinaria manutenzione ai depuratori di Lenola e Nettuno. La procura della Repubblica di Latina apre un fascicolo specifico in corrispondenza di un controllo effettuato presso il depuratore di Sonnino dal Corpo Forestale dello Stato. Il 14/4/2004, sono stati sequestrati gli atti inerenti a questi appalti con l’emissione di due avvisi di garanzia all’allora amministratore delegato di Acqualatina, Bernard Cyna e al nuovo responsabile della segreteria tecnico-organizzativa Giovannetti. Nel frattempo avviene una serie di passaggi societari senza che la parte pubblica abbia nulla da ridire. La società finisce in mano a un pool di banche creditrici a causa del gigantesco indebitamento di Vivendi Environmental. Fino ad arrivare al 23 maggio 2007, quando Acqualatina S.p.A. ha stipulato con la Depfa Bank un contratto di finanziamento a lungo termine, (project finance) per un importo complessivo di 114,5 milioni di euro. Il finanziamento dovrebbe servire a fare quegli investimenti promessi, ma non ancora realizzati, dal socio privato quando si aggiudicò l´appalto. Come forma di garanzia al soggetto finanziatore non è bastato il pegno sulle azioni della Società del 49% in mano ai privati, ma ha voluto anche almeno il 17,7% di azioni riferibili ai Soci Pubblici, i Comuni. Ben sapendo che con la somma del 49% + il 17,7% si ottiene il controllo completo della società.
Siamo arrivati ad oggi e fino adesso non esiste una delibera di Consiglio Comunale o di giunta in cui si metta in discussione o si prenda almeno atto dell’operato di Acqualatina s.p.a., e, per fortuna, non è stata mai ratificata da un consiglio comunale la convenzione tra Acqualatina e l’ATO 4. Quindi quella che noi presentiamo oggi sarebbe la prima presa di posizione di un Consiglio comunale sul problema acqua.
Questa è lo schema di delibera che noi proponiamo a questo consiglio Comunale:
Delibera d’iniziativa popolare
(Ai sensi dell’articolo 34 dello Statuto comunale del Comune di Nettuno)
IL COMUNE DI NETTUNO
PREMESSO CHE
a) L’acqua rappresenta fonte di vita insostituibile per gli ecosistemi, dalla cui disponibilità dipende il futuro degli esseri viventi.
b) L’acqua costituisce, pertanto, un bene comune dell’umanità, il bene comune universale, un bene comune pubblico , quindi indisponibile, che appartiene a tutti.
c) Il diritto all’acqua è un diritto inalienabile : l’acqua non può essere proprietà di nessuno, bensì bene condiviso equamente da tutti, l’accesso all’acqua deve essere garantito a tutti come un servizio pubblico.
d) L’accesso all’acqua, già alla luce dell’attuale nuovo quadro legislativo, e sempre più in prospettiva, se non affrontato democraticamente, secondo principi di equità, giustizia e rispetto per l’ambiente, rappresenta :
• una causa scatenante di tensione e conflitti all’interno della comunità internazionale ;
• una vera emergenza democratica e un terreno obbligato per autentici percorsi di pace sia a livello territoriale sia a livello nazionale e internazionale.
SOTTOLINEATO CHE
Su questa base condivide e aderisce alla proposta di legge d’iniziativa popolare “Principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque e disposizioni per la ripubblicizzazione del servizio idrico”, e quindi ritiene necessario che il Parlamento proceda celermente alla sua discussione e approvazione.
IL CONSIGLIO COMUNALE DI NETTUNO S’IMPEGNA A :
1) riconoscere anche nel proprio Statuto Comunale il Diritto umano all’acqua, ossia l’accesso all’acqua come diritto umano, universale, indivisibile, inalienabile e lo status dell’acqua come bene comune pubblico ;
2) riconoscere anche nel proprio Statuto Comunale che il servizio idrico integrato è un servizio pubblico locale privo di rilevanza economica, in quanto servizio pubblico essenziale per garantire l’accesso all’acqua per tutti e pari dignità umana a tutti i cittadini, e quindi la cui gestione va attuata attraverso gli Artt. 31 e 114 del d. lgs n. 267/2000 ;
3) nominare seduta stante, la Commissione consiliare con lo specifico compito di integrare/modificare lo Statuto secondo le indicazioni sopra specificate ed assegna alla stessa il termine di gg. 30 per la conclusione dei lavori da sottoporsi all’approvazione del successivo Consiglio Comunale;
4) promuovere nel proprio territorio una Cultura di salvaguardia della risorsa idrica e di iniziativa per la ripubblicizzazione del Servizio Idrico Integrato attraverso le seguenti azioni :
• informazione della cittadinanza sui vari aspetti che riguardano l’acqua sul nostro territorio, sia ambientali che gestionali ;
• contrasto al crescente uso delle acque minerali e promuovere l’uso dell’acqua dell’acquedotto per usi idropotabili, a cominciare dagli uffici, dalle strutture e dalle mense scolastiche ;
• promozione di una campagna di informazione/sensibilizzazione sul Risparmio Idrico, con incentivazione dell’uso dei riduttori di flusso, nonché studi per l’introduzione dell’impianto idrico duale ;
• promozione, attraverso l’informazione, incentivi e la modulazione delle tariffe, della riduzione dei consumi in eccesso ;
• informazione puntuale della cittadinanza sulla qualità dell’acqua con pubblicazione delle analisi chimiche e biologiche in ogni quartiere e contrada ;
• promozione di tutte le iniziative finalizzate alla ripubblicizzazione del Servizio Idrico Integrato nel territorio di propria pertinenza.
5) aderire e sostenere le iniziative del Coordinamento Nazionale “Enti Locali per l’Acqua Bene Comune e per la ripubblicizzazione del servizio idrico integrato” recentemente costituitosi nell’ambito della Campagna Acqua Bene Comune che il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua sta portando avanti da circa tre anni ;
6) sottoporre all’Assemblea dell’Ambito Territoriale Ottimale l’approvazione delle proposte e degli impegni sopra richiamati oltre ai seguenti :
• sensibilizzazione all’importanza della riduzione dei consumi di acqua in eccesso attraverso informazione, incentivi, nonché attraverso una modulazione della tariffa tale da garantire la gratuità di almeno 50 litri per persona al giorno, quantità minima vitale definita dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ;
• propone inoltre di destinare un centesimo al metro cubo di acqua consumata per interventi di costruzione di strutture di captazione e distribuzione di impianti idrici attraverso la cooperazione internazionale.
E questo e l’articolo da inserire nello Statuto comunale. Secondo noi non è solo una dichiarazione di principio e quindi non lo inseriamo nei primi articoli dello Statuto che riguardano le definizioni di costituzione dell’autonomia locale ma lo riteniamo una definizione di funzionamento e quindi di gestione e proponiamo di inserirlo come art. 41 bis cioè dopo l’art. 40 dove è definita la gestione dei servizi pubblici comunali:
Modifica e integrazione dello Statuto Comunale
“Definizione dei servizi pubblici comunali privi di rilevanza
economica".
Art. 41 bis
Il Comune di Nettuno dichiara di:
• riconoscere il Diritto umano all’acqua, ossia l’accesso all’acqua come diritto umano, universale, indivisibile, inalienabile e lo status dell’acqua come bene comune pubblico;
• confermare il principio della proprietà e gestione pubblica del servizio idrico integrato e che tutte le acque, superficiali e sotterranee, anche se non estratte dal sottosuolo, sono pubbliche e costituiscono una risorsa da utilizzare secondo criteri di solidarietà;
• riconoscere che il servizio idrico integrato è un servizio pubblico locale privo di rilevanza economica, in quanto servizio pubblico essenziale per garantire l’accesso all’acqua per tutti e pari dignità umana a tutti i cittadini, e quindi la cui gestione va attuata attraverso gli Artt. 31 e 114 del d. lgs n. 267/2000.
In conclusione come potete vedere le nostre richieste non riguardano solamente il problema delle tariffe che giustamente toccano direttamente le tasche dei cittadini, ma andiamo oltre il problema meramente economico consapevoli che difendere l’acqua come bene comune significa difendere la democrazia di questo paese.
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